L'ingegnere Virgilio Tonini fu presidente dell'ACIVI dal 1911 al 1915. Era il padre di Angelo, Adolfo e Giuseppe tre grandi giocatori del Vicenza.
L'1 luglio 1911, i Soci si riuniscono in seduta straordinaria per la elezione del nuovo consiglio Direttivo ed eleggono come nuovo Presidente l'ing. Virgilio Tonini.
Con Virgilio Tonini presidente nasce il nucleo giovanile del Vicenza, la prima organizzazione di raccolta e allevamento dei giovani, con la creazione della squadra allievi. Al fine di poter far uscire l'Associazione dalla stretta cerchia delle competizioni regionali, si rende necessario l'acquisto di un campo sul quale poter disputare gli incontri, avendo così modo di sopperire alle spese. E' proprio l'Ing. Tonini che si cimenta con ardore nella ricerca del luogo adatto alla costruzione del campo di gioco e delle relative tribune. In brevissimo tempo, quello che per lunghi anni era stato solo un sogno, diventa realtà. Nell'area "Prato Monti" viene costruito il campo comunale di Borgo Casale, che viene inaugurato il 12 febbraio 1911 in occasione della partita col Bologna, vinta dai biancorossi per 6 a 1.
Nel 1911-12, forse per leggerezza o sazietà, la preminenza nel girone veneto di qualificazione alle finali nazionali è lasciata al Venezia. Nel 1912-13 il Vicenza si riprende lo scettro di candidato a rappresentare il Veneto per la finale. Arriva primo a pari merito con l'Hellas Verona e la batte in una strenua partita di spareggio a Venezia, in campo neutro, per 2 a 1 con splendida doppietta di Adolfo Tonini. La finale nazionale non si gioca più in gara secca, ma con girone all'italiana, a cui partecipano la Pro Vercelli, il Casale, il MIlan e il Genoa, vincitori degli altri gironi. E' il fior fiore del calcio italiano. I biancorossi arrivano ultimi nel girone, riuscendo ad accumulare due pareggi in otto partite, ma non sfigurando affatto.
Nel 1913-14 il Vicenza vince il girone veneto-emiliano e viene ammessa alle fasi finali, assieme all'Hellas Verona. Viene inserita nel girone con Casale, Internazionale, Juventus, Genoa e Verona. Il Vicenza dimostra di aver fatto progressi rispetto all'anno precedente e ingaggia partite maschie e battagliate, sconfinando talvolta in vere e proprie tenzoni. Il Vicenza sconfigge la Juventus, il Casale e il Verona, quest'ultima per ben due volte. I sostenitori dell'Acivi moltiplicano a vista d'occhio e nella rocambolesca partita casalinga con l'Internazionale compiono la prima invasione di campo della storia biancorossa, con tanto di ombrella sfasciata sulla testa dell'arbitro. A seguito di ciò il campo di Borgo Casale viene squalificato per un mese.
Nel 1914-15 il tormentone si ripete. Il Vicenza vince il campionato veneto-emiliano, subissando di reti le malcapitate squadre venete (memorabile un 10 a 2 al Padova) e si garantisce un posto alle finali nazionali. Nel girone di semifinale, il Vicenza viene abbinato all'Andrea Doria e all'Internazionale, da cui subisce la sconfitta più rovinosa della sua storia (0-16). Le polemiche sulla vigilia godereccia dei giocatori vicentini, tra donnine allegre e libagioni, si sprecano. Il Vicenza però reagisce subito e chiude le finali rifilando un bel 4 a 2 all'Andrea Doria e un 4 a 0 alla Juventus.
In questo periodo Virgilio Tonini e i dirigenti vicentini fanno tutto il possibile tenere alto il prestigio dei biancorossi che da qualche anno stanno disputando un campionato migliore dell'altro. I dirigenti, seri e appassionati, ci rimettono spesso di tasca propria, al fine di far risplendere il nome di Vicenza, città laboriosa e industriosa.
Dopo quattro stagioni, si tengono nuove elezioni e la presidenza viene confermata dal Cav. Uff. Ing. Virgilio Tonini.
Nel maggio 1915 l'Italia dichiara guerra all'Austria. Nella prima quindicina di giugno tutti i giocatori partono per il fronte. In quei giorni il consiglio si raduna e la presidenza espone la situazione. Vi sono alcuni debiti da pagare e la somma necessaria viene subito raccolta, dato che tutti vogliono contribuire in ragione delle proprie forze. Il consiglio decide di nominare Soci Vitalizi quanti hanno contribuito a quella spesa. L'Archivio e il Medagliere, vengono consegnati al Conte Sebellin, il più vecchio dei dirigenti.
L'Associazione chiude i battenti. La Patria si prende tutte le sue giovani anime.